Robot, animali e scaffali parlanti i bimbi disegnano le librerie del futuro

di Pierdomenico Baccalario

  Alla Libreria dei ragazzi di Milano si fanno le cose sul serio. E per scoprire come potrebbero essere le librerie del futuro non hanno organizzato convegni, né convocato Cassandre. Hanno dato carta e penna ai bambini di una quarta elementare e li hanno trasformati in piccoli librai per un giorno. La domanda per tutti è stata: ci sarà ancora, nel futuro, una libreria? E come sarà? Davide ha messo subito le cose in chiaro, e ha progettato una “libreria robottica” che non contempla la presenza del libraio. Basta comunicare al computer le informazioni necessarie e le braccia meccaniche di un robot troveranno il libro giusto tra gli scaffali. La cosa interessante è che a quanto pare non lo si potrà portare casa, ma lo si dovrà leggere lì, su un grande schermo. Robot, ingranaggi e monitor giganti sembrano piacere soprattutto ai maschietti: Pietro propone la “libreria super macchina”, che non è solo altamente specializzata (e l’argomento è: i camper), ma è anche del tutto priva di libri. Quando si cerca qualcosa basta un computer e quello che si trova viene stampato on-demand e rilegato in pochi secondi. Nella “libreria della comodità” di Francesca si deve scegliere un autore, e salire su una seggiovia agganciata a un complesso sopraelevato di binari che ci porterà alla scoperta dei vari scaffali, partendo da quelli d’avventura e di Tea Stilton (Piemme).

 Carlos vuole una libreria alla Indiana Jones, e così il pavimento della sua “libreria dei sogni” è percorso da rotaie e carrellini. Gli scaffali sono parlanti, come veri e propri totem, e quello con i titoli dedicati all’Egitto ha la forma di una piramide. Nemmeno qui c’è traccia di un librario, ma ci sono tante piccole salette, dove ognuno si può fermare a leggere i libri che ha appena comprato. Molte ragazzine propongono un modello più concreto e famigliare: per Alice la libreria ideale dovrebbe semplicemente avere tante finestre ed essere immersa nel verde. Per Giorgia deve avere una torre. Vera la vuole disordinata e piena di libri gioco e di pop-up. Anna la vorrebbe “mille gusti” e cioè: passione, magia, moda, natura, universo, amore, fiori, mare, cucina e... “un giallo”.


  Rodolfo la immagina simile a un parco giochi cittadino, con i libri organizzati in isole diverse: Inter, Milan, Roma, Fantasia e “Hooror”. Immaginare ciò che ancora non c’è è un ottimo esercizio per pensare a come rendere più accoglienti le librerie che già ci sono: per Matilde basterebbe che ci fosse uno spazio per gli animali, perché «quando vado a comprare i libri con mamma e papà dobbiamo lasciare il nostro cane legato fuori e invece io vorrei che potesse entrare e aspettarci in un posto bello e colorato». Solo Marco, tra tutti, disegna finalmente un libraio: se ne sta seduto in una libreria colma di maxischermi e pavimentazioni luminose, intento a leggersi  Chi me l’ha fatta in testa? (Salani).

  Riccardo e Alice hanno riempito la loro libreria di diversi tipi di carte colorate, perché «amano i libri che si possono toccare, con fogli d’argento, ruvidi, trasparenti e pieni di buchi». C’è infine un bambino che non vuole comparire in questo articolo nemmeno sotto falso nome, che dicono abbia consegnato un foglio intonso, ancora bianco. «E la tua libreria dei sogni dov’è?», gli è stato domandato. «Perché dovrei disegnarla io, se poi tanto i grandi la fanno diversa?». Ha risposto. Come dire che i bambini saprebbero anche cosa fare, per continuare ad amare le librerie, ma si sono stufati di provare a farcelo sapere.

la Repubblica, 22 giugno 2012, pag, 41

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