“Utili”, “No, dannosi” la battaglia dei vaccini che divide giudici e pediatri

Effetti collaterali sui bimbi, primi risarcimenti. Le famiglie: diteci cosa fare

di Corrado Zunno


  IL MAXI risarcimento è stato ammesso per una ragazza di 29 anni da ventiquattro in coma vegetativo dopo una vaccinazione obbligatoria (antidifterica-tetanica) fatta da bambina. Qui c’era l’aggravante: l’appello ha riconosciuto l’errore di un medico che si era rifiutato di dare un cortisone alle prime manifestazioni di crisi. Queste sentenze, basate su perizie di clinici specialisti e medici legali, sono diventate fonte di preoccupazione per le famiglie. «Con ragionevole probabilità scientifica», si legge nelle motivazioni del Tribunale di Rimini, «la malattia è correlata alla somministrazione del trivalente presso la Asl di Riccione». Un’associazione di consumatori come il Codacons ha chiesto di abolire «i vaccini inutili, risparmieremmo 114 milioni». Gruppi assicurativi hanno fatto marketing spinto sui casi diventati pubblici: . “Autismo da vaccino”, dice una pubblicità, “i giudici lo riconoscono dal 2009, hai diritto a una pensione a vita”. Ecco, in questi giorni si è riaperto un dibattito mai sopito: i vaccini quanto servono e quanto sono pericolosi? Perché sono obbligatori da noi e in Francia e nel resto d’Europa solo consigliati. Associazioni di genitori che hanno conosciuto disgrazie cliniche dopo una vaccinazione, il Comilva per esempio, stanno portando su internet contro-studi. Novemila pediatri organizzati in strutture riconosciute, allora, hanno deciso di rispondere: «I vaccini
sono sicuri, questo è un gioco al massacro». Li ha affiancati il ministero della Salute, che ha fatto depositare opposizione alla sentenza di Rimini e si appresta a ricorrere in Cassazione anche per quella di Torino. La Società italiana di pediatria afferma con forza che non esiste alcun nesso tra l’autismo e i vaccini ricordando che «questa cattiva letteratura medica» si fonda su un articolo pubblicato 14 anni fa (e poi smentito) dalla rivista Lancet a proposito di alcuni studi di Andrew Wakefield, radiato dal mondo della medicina britannica.

  Sullo spinoso argomento i pediatri hanno scelto la strada del convincimento scientifico porta a porta, computer a computer. E hanno inviato sul sito della Sip il direttore scientifico della comunicazione, Alberto Eugenio Tozzi, per farlo rispondere a quesiti semplici e carichi di perplessità. «Sono in contatto con molte famiglie che hanno avuto figli danneggiati dal vaccino trivalente», segnalava un lettore. Poi: «Per quale motivo non date i numeri dei danneggiati nel nostro paese?». Una madre: «Sette vaccini contemporanei alla prima somministrazione non sono troppi?». Luca, perentorio: «Tutto quel via vai di informatori scientifici delle grandi multinazionali farmaceutiche a qualcosa servirà, no?». Tozzi ha ammesso che certezze in ogni campo medico non ce ne sono, «ma non conosciamo ancora un modo diverso dalla vaccinazione della popolazione per prevenire la circolazione delle infezioni». Ecco, «la cosa complicata da spiegare è che la probabilità di avere una malattia prevenibile e una complicanza grave è molto maggiore di quella di avere un effetto collaterale grave associato a una vaccinazione». L’effetto collaterale, sì, può esserci, anche se è raro. Ma il rischio di contrarre morbillo e pertosse se non ti vaccini, di rischiare encefaliti e sordità, è più alto. Troppi antidoti insieme? «È conveniente e aiuta la vita dei genitori».

  Un neuropsichiatra infantile come il professor Gabriel Levi ora afferma: «In rari casi il vaccino può aumentare la vulnerabilità neurologica, ma non significa che determini l’autismo». Franco Antonello, papà di Andrea, un ragazzo autistico dall’età di due anni dopo aver fatto il trivalente, ha scritto un libro sulla storia sua e del figlio. “Se ti abbraccio non aver paura”, è il titolo.

La repubblica, 12 settembre 2012, pag, 37 

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