L’autismo dopo il vaccino


Allarme o psicosi?
All’età di 43 anni, un lavoro in una grande cooperativa, una moglie, Antonella, e un figlio di nove anni, Valentino, affetto da autismo, Maurizio Bocca avrebbe preferito rimanere nell’anonimato. Per lui che è nato e vissuto nella provincia romagnola, a Riccione, l’improvvisa e non richiesta notorietà è arrivata lo scorso 15 marzo grazie a una sentenza civile emessa dal giudice del Lavoro di Rimini Lucio Ardigò, al quale Maurizio si era rivolto citando in giudizio il ministero della Salute in base alla legge numero 210 del 1992. E cioè in base a quella norma che prevede un indennizzo per i danni da vaccino. Secondo la famiglia Bocca, infatti, il disturbo autistico «associato a ritardo cognitivo medio» del quale è affetto Valentino sarebbe riconducibile proprio alla somministrazione del vaccino contro morbillo, parotite e rosolia (conosciuto sotto la sigla Mpr) avvenuta il 26 marzo del 2004 presso la Asl di Riccione. Una tesi accettata dal giudice Ardigò che per decretare la sentenza si è servito di una serie di perizie. Quella determinante è stata redatta da Antonio Barboni, il medico nominato proprio dal tribunale, che ha scritto: «In assenza di altre condizioni preesistenti esiste una ragionevole probabilità scientifica» che l’autismo di Valentino «sia stato scatenato» proprio da quella iniezione effettuata dall’autorità sanitaria locale. Dunque, in base a questa «ragionevole probabilità», il ministero della Salute è stato condannato a rifondere il danno. Roberto Rossi.

   Non è la prima volta che in Italia un tribunale riconosce un possibile nesso tra vaccino e autismo. Uno degli ultimi casi, il 13 febbraio 2010, è stato quello di Busto Arsizio. Il giudice del Lavoro Franca Molinari ha inserito come probabile elemento scatenante nei gravi disturbi allo sviluppo di una bambina di Gallarate la vaccinazione. Eppure la sentenza di Rimini ha avuto un impatto mediatico devastante. Daily Mail, Bbc, tv italiane e americane, hanno fatto di Valentino Bocca un evento mondiale. Perché?

 IL SASSO E LA FRANA

L’avvocato Roberto Mastalia nella vita avrebbe voluto occuparsi di tutt’altro ma il disturbo che ha colpito suo figlio, «dopo il vaccino», lo ha costretto a prendere un’altra strada. Da qualche anno, da Foligno in provincia di Perugia dove risiede, si sta occupando di dare una tutela legale alle famiglie con figli autistici. E spiega così l’eco mondiale della sentenza: «La decisione del tribunale ha avuto il merito di far uscire allo scoperto una moltitudine di soggetti che per troppo tempo hanno preferito rimanere silenti … allo scopo di non dare troppa importanza a
una problematica che però, allo stato attuale, è divenuta assolutamente devastante in termini di salute delle persone sia in termini economici». Rimini, dunque, potrebbe essere il sasso che si trasforma in frana. Che rischia da una parte di creare una ingiustificata psicosi di massa, come sostiene la maggioranza della comunità scientifica, e dall’altra potrebbe danneggiare una fiorente industria: per la vaccinazione obbligatoria si spendono miliardi ogni anno. 
  Una frana che si alimenta con dati sempre più allarmanti. Se negli anni ‘80 erano autistici quattro bambini su diecimila, oggi molti di più. Dirlo con precisione non si può. Ci sono diversi studi e diverse ricerche che presentano numeri fra di loro dissimili ma che vanno da un minino di un bambino ogni 256 a uno ogni 60 circa. È cambiato l’ambiente che ci circonda e la medicina si è evoluta ed è in grado di riconoscere certe forme di autismo meglio di un tempo, ma il salto rimane senza un perché.
 Chi per primo avanzò una correlazione tra vaccino e autismo fu il medico inglese Andrew Wakefield. Wakefield, con un articolo pubblica nella rivista The Lancet, alla fine degli anni 90 associò la vaccinazione Mpr, il mercurio e i danni a livello neurologico immunitario con le problematiche gastrointestinali che affliggono i soggetti autistici denominate «enterocolite autistica» o gluten sensitivity. In soldoni i bambini vaccinati subivano una sorta di avvelenamento causato dalla neurotossina del metallo pesante in grado di innescare, in certi casi, l’autismo. La teoria di Wakefield destò scalpore. Le sue tesi furono però confutate, lui e il suo staff vennero incriminati e radiati perché accusati (come scrisse anche il British Medical Journal nel 2011) di frode. Lo scorso marzo l’High Court of London ha riabilitato il suo collega, John Walker-Smith, ma non lui.

  IL METALLO PESANTE

Vere o false che fossero, però, le sue teorie partivano da una constatazione. Per anni alcuni vaccini trivalenti contenevano un metallo pesante, il mercurio, in forma di conservante. Come il Morupar che fu iniettato nei bambini nonostante dal 1990 il Canada ne avesse bandito l’uso. L’Italia, ultima tra le nazioni industrializzate lo abbandonò solo nel 2006. Oggi per conservare i vaccini si usano altre strade ma in alcuni esistono tracce di metalli pesanti alle volte non segnalati come l’Infarix Hexa, un discusso vaccino esavalente - usato anche in Italia nei bambini fino a un anno di vita - che contiene una quantità infinitesimale di sali di mercurio.

  Dunque, alcuni metalli pesanti sono presenti nei vaccini anche oggi. Ma questo basta a metterli in relazione con l’autismo? Per la scienza no. Chi, invece, ha vissuto sulla propria pelle quell’esperienza non ha dubbi. «Valentino già diceva mamma e papà ma dopo quel giorno si spense».

  In Italia chi mette in relazione strettamente vaccino e autismo è il dottor Massimo Montinari. A Montinari si rivolgono centinaia di famiglie raccolte sotto associazioni che portano il suo nome. Che cosa propone questo medico? Un colpevole, il vaccino, e una soluzione. Per chi ha visto l’abisso, senza che la scienza sappia dare una spiegazione certa , è tutto. Montinari per combattere l’autismo propone una dieta semplice, priva di glutine e latte vaccino, che avrebbe il merito di aiutare a eliminare le sostanze tossiche dall’organismo dei bimbi.

  Anche la famiglia di Giorgia Dozzini, che ha sei anni e vive a Perugia, si era rivolta a Montinari. Stefano e Simona lo avevano fatto dopo una via crucis di tre anni fatta di ospedali, medici, visite e mille soluzioni, tutte diverse ma nessuna utile. A Montinari avevano creduto, fosse altro perché era stato l’unico a proporre una strada, come avevano creduto che Giorgia, iperattiva ma chiusa, dolce e bellissima ma con problemi di linguaggio, si fosse ammalata proprio dopo il vaccino. Giorgia invece ha una sindrome (di Turner) legata ad un’anomalia citogenetica, che solo i medici dell’Università di Tor Vergata, grazie alla tenacia dei genitori, hanno saputo riconoscere. Giorgia è l’esempio di come ancora ampio sia lo iato nel quale la scienza di dimena. E questo vuoto non può essere riempito da una sentenza di tribunale. «Non l’ho mai chiesto» confida Maurizio Bocca, «io volevo solo che fosse riconosciuto un risarcimento per Valentino». Da 500 euro il mese.

  Un bambina viene vaccinata all’ospedale Regina Margherita di Torino

LA SCIENZA

«Nelle dosi il mercurio e i metalli pesanti sono spariti. Non si metta in relazione la malattia con l’iniezione»

L’Unità, domenica 21 ottobre 2012, pag, 13


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