Bimbi a lezione tra mucche e campi di grano


 Così la fattoria disintossica dalla città

Boom delle aziende agricole aperte alle famiglie: “Qui scoprono la terra”

Corrado Zunino

  Sono tante, 2134 in tutta Italia, e sono l’ultima fase della ricerca di un equilibrio nuovo tra cittadino e campagna. Sono le fattorie didattiche e insegnano agli urbanizzati qual è la pianta del basilico e come il formaggio pecorino derivi dal latte. Spesso i visitatori delle fattorie non lo sanno. Sono due mila cento trenta quattro, e fanno una media di venti per ogni provincia italiana. Nelle ultime stagioni, che sono le sei stagioni della crisi economica e del ritorno a molte origini, la crescita delle fattorie didattiche ha avuto il profumo del boom. Dice il censimento: 330 in Emilia Romagna, antesignana al solito, 285 in Piemonte, 278 in Campania. Il profumo è acre, certo, perché le fattorie che vogliono reinsegnare la natura hanno gli animali dentro, attorno, eppure sempre più famiglie si prenotano per il weekend, sempre più insegnanti calendarizzano la gita in fattoria, sempre più scout raggiungono le campagne per dormire nell’ex stalla riattata.


Nell’Italia che ha abbracciato l’industrializzazione post-bellica come una liberazione dal peso della terra, sempre troppo bassa per essere amata, le fattorie didattiche hanno impiegato settant’anni per nascere e altri trenta per diffondersi. In questo segmento i pionieri sono stati gli scandinavi, all’inizio del Novecento diedero un tetto alle idee del movimento delle quattro acca (Head, Health, Heart, Hand): al centro dello sviluppo dei giovani dovevano esserci l’agricoltura e la voglia di imparare facendo. Oggi il 4H — testa, salute, cuore, terra — ha sei milioni e mezzo di membri nel mondo. Nel 1997 fu una società no profit, Alimos, ora company a tutti gli effetti, a portare in Italia le fattorie didattiche. Dopo quindici anni di esperienze, il nostro quadro si rivela vasto e profondo. Agriturismi e aziende agricole, senza fermare la filiera della loro produzione, sono diventate scuole naturali a cielo aperto capaci di creare un collegamento virtuoso tra le città e la campagna. Fra queste fasce si scopre qual è l’origine (misteriosa) di un olio in bottiglia. Un alveare, con le dovute protezioni, qui può essere studiato dall’interno partecipando alle fasi di estrazione del miele dal favo. I più volenterosi possono dare una mano nella pulizia della stalla.

Salvatore Collura è il tenutario della fattoria Carcaci, a 75 chilometri da Palermo, a ventiquattro da Corleone, a tre dal primo negozio. L’azienda didattica agrituristica si trova all’interno della riserva naturale orientata di Monte Carcaci. Si dorme solo con mezzi propri: camper, tenda, sacco a pelo e per quest’ultimi a disposizione c’è la
vecchia stalla. «Nella nostra struttura, del 1918, ricreiamo la civiltà dei contadini del primo Novecento. Gli studenti visitano la riserva, guardano un filmato dell’agricoltura siciliana in via di estinzione. In una stanza scoprono gli attrezzi della terra: l’aratro, la zappa, il ritune per trasportare la paglia, il clivu per togliere lo stelo del grano. E quando mostriamo il grano, gli adolescenti non lo riconoscono.

  La trasformazione in farina, l’impasto, l’accensione del forno a legna: ecco la via del pane. A tavola facciamo assaggiare le tabische: grano schiacciato e condito con origano, cipolla, pecorino, pomodoro, olio di oliva. I ragazzini fanno ooh, si accorgono che si può vivere senza plastica». La giornata di lezione nella riserva costa cinque euro, quindici pranzo compreso. La Regione Sicilia ha finanziato il progetto Carcaci — il prossimo passo è la costruzione di un mulino in pietra — con 400 mila euro. «Tutti spesi con attenzione».

  Le fattorie da scuola si stanno incuneando nelle città. La Fattorietta è un’énclave dietro Città del Vaticano: una fattoria didattica urbana che racconta un’antica realtà di campi e di fabbrica tra strade dissestate e palazzi a otto piani. «I nostri nonni coltivavano la terra e fabbricavano i mattoni per San Pietro».

la Repubblica, 10 aprile 2013, pag, 23

Nessun commento:

Posta un commento